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ALDO
BORGONZONI
Catalogo
Generale delle opere pittoriche, ed. Umberto Allemandi
testo pubblicato su Art Journal, gen.-feb.
2018
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Posto in piedi in
Stabat Mater per la presentazione del Catalogo Generale di Aldo Borgonzoni
Archiginnasio - 24 gennaio
Sala dello Stabat Mater affollata per la presentazione con proiezione-video del
Catalogo generale delle opere pittoriche di Aldo Borgonzoni, edito da Allemandi.
Prestigioso il tavolo dei relatori il
giorno della presentazione dell'importante volume.
Presenti: Anna Manfron direttrice
Biblioteca Archiginnasio, Giambattista Borgonzoni responsabile Archivio e Centro
Studi A.B., Umberto Allemandi editore, Daniela Bellotti autrice Biografia
ragionata, Claudio Spadoni curatore del Catalogo, Francesca Zanella presidente
CSAC Università di Parma, Lorenzo Balbi direttore artistico MAMbo, Patrizia Busi
Biblioteca Archiginnasio. Sono intervenuti anche Mons. Ernesto Vecchi della
Fondazione Giacomo Lercaro e Luigi Samoggia della Pinacoteca Aldo Borgonzoni di
Medicina. Il pubblico ha assistito
anche alla proiezione del video realizzato per l’occasione da Daniela Bellotti,
impreziosito da un brano finale tratto dall’ultima intervista filmata esistente,
realizzata dal pittore nel 1995 (a cura di Claudio Spadoni) e considerata il suo
testamento poetico.
L’autrice ha così spiegato la sua ricerca e gli aspetti più significativi
emersi.
Il video può essere rivisto su Youtube:
https://youtu.be/ba87nzm246w
di Daniela Bellotti Per illustrare
la Biografia Ragionata di Aldo Borgonzoni ho realizzato un video con alcuni
focus sul percorso dell’artista. Prima di vederlo insieme, vorrei sottolineare
alcune cose. Il lavoro si basa sulla raccolta di documenti dell’Archivio e
Centro Studi; tutti i cataloghi e i libri a lui dedicati, articoli e recensioni
…già conservati dal pittore insieme a fotografie d’epoca, scritti e carteggi,
tra i quali sono emersi numerosi inediti. Con il vaglio di questo materiale è
stata redatta anche la bibliografia che correda il volume. La missione era
ripercorrere la vita dell’artista riscontrandola su documenti di prima mano, e
raccontarla con equidistanza, senza essere dalla sua parte, ma con un approccio
scientifico rigoroso. E dunque con oggettività si è “ragionato” per selezionare
i dati e restituirli nella loro esatta cronologia. Perché le date sono
importanti. E allora vale la pena sottolineare i momenti in cui Borgonzoni è
stato in prima linea, con argomenti che nel giro di alcuni anni sarebbero
diventati notissimi, sviluppati in altri linguaggi e settori. Ad esempio il tema
delle mondine: il suo primo paesaggio delle risaie è del ‘40, del ’46 la prima
mondina ritratta in piedi come unica protagonista del quadro, mentre nel ’48
illustra un testo di Nella Nobili “Cantano le mondine nelle risaie della valle”
pubblicato su Il Progresso d’Italia. L’immagine della mondina si trasforma in
icona popolare nel 1949 con il film di De Santis “Riso amaro”, che segnò
un’epoca. Il contatto di Borgonzoni proprio da quegli anni con un autore di
soggetti cinematografici neo-realisti come Cesare Zavattini è un nesso che
consente di tracciare questa suggestiva traiettoria.
E ancora, troviamo l’artista captare in anticipo dei cambiamenti epocali: quando
nel 1963, ispirandosi all’enciclica di papa Giovanni XXIII, inizia il ciclo del
Concilio Vaticano II. Come riconobbe Arturo Carlo Quintavalle, in esso il
pittore intuisce il clima politico del compromesso storico degli anni settanta.
Altri artisti di fede comunista seguono lo stesso percorso, interpretando il
messaggio giovanneo e portandolo nella dimensione dell’arte, dove la dottrina
cristiana si rivela come espressione dell’umanità più sofferente. Parlo ad es.
di Pier Paolo Pasolini, il suo film capolavoro “Il Vangelo secondo Matteo” è del
1964.
E non posso non accennare ad un altro primato, il murale della Camera del Lavoro
di Medicina, eseguito nel 1948, è il primo ciclo parietale del dopoguerra
commissionato da una comunità per i propri luoghi di rappresentanza. Negli anni
cinquanta anche Pizzinato e Sassu realizzano murali su incarico del popolo, ma
quello di Medicina è il primo e questo è storicamente rilevante. Quando poi in
un anno cruciale come il ’68 lui è a Praga, si trasforma in un pittore cronista:
con una serie di disegni sulla Primavera di Praga, poi sulla folla in tumulto
dopo l’invasione sovietica, realizza un unicum di valore storico. Così,
perfezionata la cronologia, ho scelto i brani delle citazioni, dando ampio
spazio alle voci dei critici e degli scrittori che per decenni hanno commentato
e interpretato i suoi quadri. Si è così configurato uno storyboard ricco e
dettagliato, una sequenza di testo e immagini al cui interno l’artista si muove
per traiettorie nette e chiaramente connotate, in un quadro internazionale. La
trama delle relazioni è significativa: appaiono al suo fianco figure di spicco
del novecento italiano, intellettuali, politici, personaggi della Chiesa,
artisti in qualche modo compagni di strada, da Cronache ai neo-realisti, e la
gente comune, quelli che erano il suo interesse primario, le lavoratrici e i
lavoratori, la gente delle campagne da cui era nato e che hanno costituito un
riferimento di appartenenza, etico e morale, ancor prima che poetico.
La stesura della biografia che, come avete compreso, supera i limiti anagrafici
dell’artista, scomparso nel 2004 a 91 anni, è stata in evoluzione fino al
momento di andare in stampa, perché recentemente le sue opere erano in mostre
tematiche di rilievo, ne cito solo due: “Artiste al lavoro. Il lavoro delle
donne. Capolavori dalle raccolte d’arte della CGIL” del 2016 a Mantova, e nel
2017 “Immaginazione senza fili. Dal Postimpressionismo al Neorealismo. I Grandi
Maestri del ‘900” per la Biennale di Bari. Sono state rintracciate anche
ricerche in ambito universitario, in Italia e all’estero, a chiaro riscontro di
come la sua arte sia rappresentativa e i giovani vogliono studiarla. Il suo
realismo espressionista sostiene quelli che chiamerei “sentimenti” ampiamente
condivisi, per nulla superati, ma fondamentali della nostra identità nazionale,
dalla Resistenza alle lotte per il lavoro e la giustizia sociale, alle speranze
di un mondo laico che dialoga con la Chiesa, è per questo che ancora affascina
il pubblico del XXI secolo.
Infine, vorrei ricordare il mio primo incontro con Borgonzoni, nel suo studio;
fu per un’intervista per la storica Rivista del Comune di Bologna, diretta
allora da Giancarlo Roversi. Stava preparando i quadri per l’Antologica di
Mantova, era il 1989. Di quella conversazione, come delle numerose che
seguirono, ricordo che si raccontava volentieri, con gusto per gli aneddoti e
forte senso della realtà, era un maestro che voleva trasmettere la propria
esperienza, le ragioni delle sue posizioni nella vita prima ancora che
nell’arte; una vita iniziata in salita, nella povertà e nella guerra, una
povertà di cui andava orgoglioso, come una matrice pura, che si era trasformata
in un’arte coraggiosa, scomoda, di denuncia. Ho ripensato a lungo a quella sua
poetica raccontata, mi è stata anch’essa di riferimento, nel ripercorrere le
tappe della sua vita.
Con l’architetto Borgonzoni figlio dell’artista e custode delle memorie paterne
e il prof. Spadoni, abbiamo fatto questo libro, che è un libro che ha tutto il
peso della storia. Grazie anche ad un editore straordinario come Umberto
Allemandi. Ora vorrei che questa storia si coniugasse con l’attualità, perché
l’arte che resiste al tempo, è quella che fa aprire gli occhi, e attraverso gli
occhi la mente e la coscienza, e lo fa con il linguaggio della bellezza; anche
quando esprime violenza, dolore, turbamenti, lotte, anche se è nata in contesti
ideologici che la storia ha superato, o ancora sotto regimi. Perché l’arte
sopravvive alle ideologie, e quando l’artista tocca livelli così alti, è sempre
libero.
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