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GIACOMO
BALLA
Coloratissimo e luminosissimo
Galleria d'arte Cinquantasei, Bologna
aprile - giugno 2013
Testo pubblicato su Art Journal, magg. giu. 2013
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Alcuni dei Collage di
Giacomo Balla esposti alla mostra alla Galleria 56 |
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GIACOMO BALLA
Anteprima mondiale alla Cinquantasei
Mostra monografica a Bologna con 35 collage
futuristi inediti. La mostra si completa con una sezione sulla pittura
dell'artista che declinò del Futurismo la tendenza più colorata e giocosa.
Fino al 1 giugno 2013
di Daniela Bellotti
1914-1925. Poco più di un decennio, cent’anni fa. A quel periodo risalgono i
collage futuristi che Giacomo Balla realizzò e che oggi possiamo vedere, per
la prima volta, esposti alla Galleria Cinquantasei. Astratti, colorati,
ritmici, annunciatori di una estetica della leggerezza, adatta a tempi
nuovi. Sono carte dove le cromie si compenetrano, il materiale, fragile e
delicato, si trasforma in geometrie eleganti, perfette per un restyling che
ha le potenzialità di invadere oggetti, abiti e pareti. Quanto futuro,
intuito con lungimiranza in queste piccole opere “luminosissime e
coloratissime”! Un futuro diverso da quello reclamato a gran voce con
bellicosa baldanza nei manifesti futuristi, di cui l’artista era stato
firmatario. Qui, con ispirata semplicità, l’artista connette piccole tessere
cartacee sperimentando un paradigma visuale esente da ogni residuo di mimesi
e di retorica, e così facendo delinea i confini di un mondo presagito,
improvvisamente lieve, non più meccanico ma elettronico, intuisce la
meraviglia della miniaturizzazione, le variabili modulari, le linee di un
design colorato e popolare che diventerà moda a partire dagli anni sessanta.
E invece siamo in piena guerra mondiale quando Balla sperimenta, e forse
sogna, questa leggerezza estetica adatta a tempi migliori. E’ l’intuizione
di un genio dell’arte italiana, che oggi riscopriamo grazie a questa mostra.
In quel decennio Balla era nella sua piena maturità, aveva già bruciato
tappe formidabili e impresso alla ricerca pittorica una accelerazione che
andava di pari passo con le conquiste della tecnologia di quegli stessi
anni. Dalla tecnica del divisionismo di cui era stato un esponente di spicco
in gioventù, con le innovative ricerche sulla luce catturate in pennellate
scisse, all’adesione al movimento futurista, aveva sperimentato senza sosta,
animato dalla volontà di mettere l’arte al passo con i tempi moderni. In
ogni sua opera ritroviamo caratteristiche costanti, egli è sempre dinamico,
metropolitano, antitradizionalista. Nel primo decennio del secolo aveva
firmato alcuni capolavori assoluti che avrebbero scritto la storia dell’arte
italiana del ‘900, come “Il Polittico della vita” quadro-manifesto sugli
emarginati e dal 1911 la poetica futurista di Marinetti si era trasformata
sotto il suo pennello nelle straordinarie tele di “Dinamismo di un cane al
guinzaglio” e nelle serie dedicate alla “Velocità del automobile” e alle
“Compenetrazioni iridescenti”.
Vanno dunque osservati, questi collage, come l’espressione di un artista al
sommo della sua parabola, nonostante la loro apparente semplicità, e devono
essere considerati un ciclo “estremo”, nella misura in cui l’esiguità dei
mezzi a disposizione in anni difficili come quelli obbligava l’artista a
economizzare su tele e pittura e a utilizzare piccoli supporti e carte
colorate per le sue sperimentazioni. Rimasti fino ad oggi poco noti o del
tutto sconosciuti, alcuni sono pezzi conservati dalla famiglia dell’artista,
molti sparsi in collezioni private e pubbliche in tutto il mondo, i collage
di Balla non erano mai stati considerati come un corpus estetico unico e
originale, né studiati e analizzati in modo organico. Si deve riconoscere il
merito di questa riscoperta a una giovane ricercatrice, Elena Gigli, che ha
intuito le potenzialità di questo ciclo all’interno dell’ampia e complessa
vicenda dell’arte di Balla, sulla scorta delle prime intuizioni del critico
Maurizio Fagiolo dell’Arco. Lei stessa ci ha raccontato dei molti mesi di
lavoro occorsi per rintracciare queste opere; e dei mesi perduti per cercare
istituzioni o musei in grado di supportare la ricerca e accogliere il
progetto espositivo, ottenere la copertura delle spese, chiedere fiducia
agli enti culturali, nel nome di una delle personalità di maggior spicco
dell’arte italiana sul piano internazionale. La studiosa ha ricordato le
difficoltà incontrate e la scarsa disponibilità riscontrata. Finché tre anni
fa, propone questa collaborazione a Estemio Serri, che si appassiona al
progetto e alcuni mesi dopo inizia la fase operativa per realizzare un
grande evento espositivo. Nasce così la mostra “Balla coloratissimo e
luminosissimo. I collage 1914-1925”, che si completa con una sezione
dedicata alla pittura di Balla, con opere dal 1904 agli anni Cinquanta,
accompagnata da un voluminoso catalogo, dove sono pubblicate le schede di
tutti i collage rintracciati, che sono un centinaio, oltre a un corposo
apparato critico.
Dunque, un intero ciclo di opere mai viste tutte da scoprire e da capire,
per la prima volta poste all’attenzione del pubblico e degli addetti ai
lavori, con un’iniziativa di spessore museale, ancor più preziosa se si
considera che vede la sua realizzazione grazie solo allo sforzo di una
galleria privata. Un nuovo Balla, un futurista che ha dato all’arte una
accelerazione portentosa, nel nome della tecnica, del macchine, della
velocità e che qui declina una misura ritmica inedita, che sente il polso di
una civiltà artistica moderna e contemporanea, di un mondo che verrà. E’
l’occasione anche per ripensare al Futurismo, di cui da poco si è
festeggiato il centenario, così profondamente compenetrato di valenze
sociali e politiche da essere tuttora uno dei capitoli aperti per gli
storiografi, un capitolo che trova in questa mostra una occasione
immancabile per aggiungere un tassello di conoscenza al più importante
movimento artistico italiano del XX secolo.
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