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MARIO
CEROLI
MAMbo, Bologna
21 dicembre 2012 - 1 aprile 2013
Testo pubblicato su Art Journal, genn. febbr. 2013
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“Centouccelli” (1967) legno e 3 gabbie per
polli, dimensioni mt. 3,1x3,1x3,1 |
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La sale delle Ciminiere del MAMbo, con le
opere di Mario Ceroli, antologica "Faccia a faccia" |
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"Battaglia" (1978), legno di pino di Russia e
tessuto, mt. 3,6x10x3,2
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Mario Ceroli. Materie e visioni
Legno, ferro, marmo, stoffe, vetro, terra,
cenere.
Ecco l'antologica di Mario Ceroli, dove la Pop
Art incontra le geometrie astratte delle opere più recenti e inedite,
passando attraverso l'Arte Povera
e il Citazionismo.
Le molte anime dello scultore che realizzò la
famosa Casa di Nettuno, in occasione dell'ultimo restauro dell'opera del
Giambologna.
di Daniela Bellotti
L’antefatto. Era il 1988. Nel cortile di palazzo d’Accursio, a pochi passi
dalla sua fontana, il Gigante giaceva come un malato sotto i ferri, protetto
dentro la casa lignea che lo scultore Mario Ceroli aveva pensato e
realizzato per lui in occasione del restauro. Per mesi, fu possibile ai
cittadini assistere al lavoro dell’equipe del restauratore Giovanni Morigi,
si poteva entrare in quella Casa, girare attorno al grande corpo disteso
come dentro un teatro d’anatomia e ammirare Nettuno, il maestoso bronzo
opera del Giambologna, in una prospettiva diversa. Sulla facciata di quella
provvisoria dimora, campeggiava una grande silhouette ricavata nel legno di
pino di Russia con il dio del mare galleggiante tra le onde, mentre sul
lato, un piano inclinato con figure di bagnanti completava il programma
iconografico scultoreo, tutto nell’inconfondibile stile di Ceroli, artista
di fama internazionale che l’amministrazione di allora aveva scelto affinché
il restauro avesse le caratteristiche di un evento. Quell’installazione, che
l’autore aveva regalato alla città, terminata la sua funzione pratica di
accogliere il cantiere del restauro, nonostante i diversi accordi, venne
smantellata; poi, mal conservata in depositi inadatti, forse saccheggiata,
molti anni dopo fu dichiarata “smaltita”. L’artista fece causa al Comune. E’
vero che il tempo e l’incuria assediano l’arte e il degrado è sempre in
agguato; anche Nettuno, con la sua Fontana, dopo quasi venticinque anni,
ormai necessita di nuove cure e si stanno cercando da mesi i soldi
necessari; la salvaguardia dei nostri beni artistici passa necessariamente
attraverso la gestione attenta, la cura e la protezione di ciò che è
riconosciuto come patrimonio di tutti. Questo episodio ci induce ad alzare
il livello di attenzione, affinché nulla del genere possa più succedere in
una città civile come Bologna.
Oggi Ceroli torna per scrivere un nuovo capitolo del suo rapporto con la
città, che lo vede protagonista di una grande mostra, segno concreto di
stima da parte delle istituzioni attuali per l’artista, nato nel 1938 a
Castel Frentano, in Abruzzo. L’antologica del MAMbo è ricca di ben 47 opere,
di cui molte storiche, sono presenti tutte le più celebri e complesse che lo
scultore ha realizzato dai primi anni Sessanta, e che per le loro dimensioni
monumentali e i verticalismi spettacolari, hanno richiesto un complesso
allestimento, ideato dall’artista stesso come un’unica grande opera
attraversabile. Tuttavia, questo non è e non vuole essere l’atto
risarcitorio dovuto nei suoi confronti (a Ceroli è stato riconosciuto il
danno economico per la distruzione della Casa di Nettuno e promessa una
mostra istituzionale. Questo fatto è stato proclamato fermamente dal
direttore Gianfranco Maraniello, curatore della mostra; poiché, come egli ha
sottolineato, si rivendica l’autonomia assoluta della programmazione del
Museo e la mostra di Ceroli era prevista e si colloca pienamente nella
sequenza di eventi dedicati ai maestri di questa generazione. E’ però un
fatto che anche noi cittadini siamo stati danneggiati, poiché la Casa di
Nettuno aveva tutte le potenzialità per diventare un simbolo condiviso, una
grande opera-contenitore, una casa per eventi culturali. Personalmente,
considero questa mostra un risarcimento per noi bolognesi, andare a
visitarla potrà in parte restituirci l’occasione perduta di quell’opera
tutta nostra da vivere nel tempo.
“Faccia a faccia”, il titolo della mostra fa riferimento, secondo la
spiegazione del curatore, a una dialettica che qui si verrebbe a creare, tra
l’opera di Mario Ceroli, intesa nel suo complesso come una formidabile e
unica installazione, e il luogo, la sala delle ciminiere del MAMbo, che per
la sua altezza accoglie i visitatori come la navata di una cattedrale. E
dunque un faccia a faccia tra umano e divino. Chiave di lettura forse non
immediatamente percepibile; più evidente è il superamento del concetto di
percorso cronologico e di analisi storica dei periodi, che pur sarebbe
interessante ricostruire in un contesto antologico come questo, per offrire
piuttosto una immersione totale, un “corpo a corpo” più coinvolgente e
d’impatto con le opere, presentate coralmente e tra loro “interfacciate”. Le
silhouette tutte uguali e in fila di uomini e di donne, schierati e
marcianti della celebre opera “La Cina” del 1965, le lettere cubitali in
legno dipinto, le opere ispirate all’arte antica, da Paolo Uccello a
Mantegna, le molteplici figure che si proiettano verso l’alto, come il
celebre “Raccoglitore di miele” fino alle proiezioni geometriche in ferro;
le presenze iconografiche dialogano l’una con l’altra, in un continuum di
scorci scenografici che coinvolgono e invitano il visitatore ad un viaggio
avventuroso, alla ricerca di significati e letture, in uno spazio ambiguo e
plurimo, talvolta periglioso. La mostra squaderna mondi complessi, dove gli
echi si moltiplicano e l’occhio è sollecitato a vagare come tra isole e
orizzonti, in una molteplicità di punti di vista, di elementi che portano
significati e riflessioni, ricordi e suggestioni, mentre tutto concorre a
testimoniare l’identità di un artista di prima grandezza.
"Casa di Nettuno" opera di Mario Ceroli, 1988, andata distrutta (foto
dall'Archivio Ceroli)
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