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TONINO GOTTARELLI
FILOSOFO "EREMITA"
pubblicato su Art Journal n.2 mar. - apr. 2007 |
Tonino Gottarelli. Il maestro imolese si è spento
all’età di 86 anni
Esprimere l’indefinibile, il senso nascosto, il
mistero della vita e del tempo attraverso la pittura e la poesia… questa è stata
la vocazione di Tonino Gottarelli. Nato nel 1920 a Imola, laureato in Filosofia
all’Università di Bologna, fu inizialmente scrittore, autore di novelle e
liriche, il suo primo romanzo “L’ideale” lo scrisse a vent’anni e fu pubblicato
nel 1941. Dagli anni Cinquanta cominciò ad avvicinarsi alla pittura e nel 1960
tenne la sua prima mostra personale a Faenza. Da allora pubblicazioni e mostre
in Italia e all’estero, soprattutto a Parigi, diventarono sempre più frequenti,
destando l’attenzione dei critici e di un pubblico che ne decretò il successo
anche di mercato. Tra le ultime mostre ricordiamo quella della Galleria Comunale
di Cesena nel 2005/2006.
Gottarelli scriveva, dipingeva e insegnava, e
cercava ispirazione assecondando il suo spirito contemplativo; amava andare a
piedi e in bicicletta, per cogliere le sensazioni dei luoghi lontani dalla
città, dove c’è spazio per vedere le nuvole, dove le strade si perdono dietro le
curve e le colline, e i segnali stradali diventano simboli, allusione a un
passaggio, un andare, compagni anch’essi di un viaggio. Parlando di sé scrisse:
“… senza un’intenzione precisa mi ero messo a pensare da pittore, che non vuol
sapere nient’altro se non ciò che vede. E vede tutto. Vicino al “vedere” mi
sentivo piccolo come una pratolina al lembo di un albero, fiorita in fondo
all’inverno da un falso allarme di primavera”.
Con la sua morte, si è interrotto il cammino di un
artista puro, che col passo lento di un pellegrino è andato scoprendo e
annotando giorno dopo giorno il filo dei suoi pensieri, insegnandoci a vedere in
un altro modo. La sua arte può essere letta come un cifrario di rivelazioni,
fissati da un segno che ha il piglio della immediatezza e del fluire, come una
nuvola sufficiente e necessaria per dar significato a tutto un cielo. Nel
tracciato di un orizzonte di campagna acceso di incredibili colori, nella
visione di estrema delicatezza di un volto, nei fiori minuti tracciati tra una
parola e un collage, non è la realtà che si svela, ma l’uomo, il suo amare, il
suo rispetto per il destino comune d’ogni cosa, silenzio e assenza, elementi di
un’altissima civiltà dell’immagine, insieme spirituale e concreta. Fedele ad una
semplicità che lo rese simile nell’aspetto ad un antico eremita, minuto, con la
lunga barba bianca, ostile ai clamori e alle banalità, Gottarelli è stato un
artista pienamente contemporaneo nella misura in cui capì che, tra la realtà
visibile e la sua resa pittorica, è necessario un ampio margine di errore, è
necessario che tutto passi al vaglio dell’individualità, del ricordo,
dell’instabilità, della perdita perché diventi materia viva per l’arte. La sua
pittura rapida, nervosa, dove colore e segno individuano forme essenziali, con
un percorso grafico che spesso si avvicina alla scrittura, e con essa spesso si
sovrappone e compenetra, cerca sempre la mobilità, la frammentazione, la
precarietà, come se ogni cosa fosse colta in un’epifania struggente, e fosse
l’anima stessa a trattenerne l’ombra luminosa e a fissarla più tardi sulla tela.
Lascia un importante corpus pittorico e dal 2002 una Fondazione con sede a
Imola, il Centro Studi Tonino Gottarelli, che negli ultimi tempi ha avuto il
compito di divulgare la sua opera e di sviluppare rapporti di collaborazione con
studiosi e artisti contemporanei.
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